La felicità, rivisitata.
Febbraio 20, 2018Emigrare per amore e la perdita di identità
Aprile 3, 2018Alla conferma che Julia avrebbe passato un semestre del suo percorso universitario a Venezia, sono stata colta da un misto di emozioni.
L’idea che mia figlia avesse l’opportunità di vivere in una città unica al mondo non poteva che entusiasmarmi.
Allo stesso tempo, nella mia mente, si materializzava una Venezia invasa dai turisti, una Venezia senz’anima, che avrebbe offerto a Julia un’esperienza falsificata e priva di carattere.
Ovviamente non ho condiviso questa mia negatività e mi sono limitata a sostenerla nei suoi tanti dubbi, senza diminuirne l’importanza ma incoraggiandola a tenere la mente aperta.
Sono bastate due settimane per farla innamorare.
In due settimane Venezia ha tirato fuori il suo fascino e ha insegnato a Julia a vedere oltre.
Ed è con i suoi occhi che ho visto Venezia, il dicembre scorso, e ho capito che avrei potuto innamorarmi anch’io 🙂
Nulla di nuovo e chiedo venia per la banalità di questa dichiarazione. Ma ho voglia di raccontarvi cosa mi ha conquistato, come all’improvviso sono spariti i turisti e sono rimaste solo le vecchine sulle panchine e i bambini a giocare a calcio nei campi.
Dopo due settimane a dicembre, ho avuto la fortuna di avere altre due settimane a maggio.
Le mie giornate cominciavano guardando le rondini, che sanno di primavera, di infanzia, di ricordi. Seduta sul terrazzino di quella che in pochi istanti era diventata la “mia” CASA, nonostante fosse solo uno dei tanti appartamenti affittati ai turisti.
Bevendo caffè e ascoltando i rumori di Venezia, le ruote delle valige, le barche, i gondolieri, i gabbiani, le voci di mille paesi, le lingue sconosciute dei passanti.
Giornate passate ad osservare Venezia, a trovare ciò che non cercavo.
Una città fatta di rapporti umani, una città lenta, senza fretta.
Una città come un paese, dove c’è tempo per un saluto perché le strade sono piccole ed è impossibile evitarlo; dove si chiacchiera con gli spazzini quando suonano il campanello e corri giù con il sacco della spazzatura.
Una città fuori dal tempo, dove c’è tempo.
“Potrei vivere qui, potrei vivere così…” pensavo.
Così quando ho scoperto che la “mia” CASA era in vendita mi sono abbandonata al sogno, con una leggera spensieratezza e ripetendo il mantra: se deve essere, sarà!
Ho scelto di non ascoltare chi mi parlava di un’Italia difficile, fatta di tasse e complicazioni burocratiche. Ho scelto di non ascoltare chi mi diceva che Venezia è una Disneyland per adulti e sta piano piano andando a fondo.
Invece ho deciso di seguire il mio cuore; di vedere segni in ogni angolo e mi dicevano: Venezia è la tua città, la base che cercavi per il tuo ritorno in Italia, Venezia è pronta ad accoglierti!
Così è cominciato il mio cammino nell’Italia degli adulti; nell’Italia delle banche e dei notai; dell’italiano formale e della mia sfida con questo mondo sconosciuto.
Perché avevo vent’anni quando sono andata via e ogni volta che torno vivo in un mondo ovattato.
Ritorno bambina a casa dei miei e sono l’eterna turista che va al mare e ammira le opere d’arte, affascinata da tanta bellezza.
Vivo un’Italia in cui tutto è tinto di rosa e permeato di affetto nostalgico, nutrito dalla lontananza.
Ma seduta in banca, in attesa di parlare con l’impiegata incaricata dei mutui, mi sono sentita improvvisamente parte di un’Italia sconosciuta, matura e complicata. Tutt’altro che ricca di storia e cultura, ma quasi avvolta in una coltre di tristezza e disperazione.
Ore passate ad aspettare, appuntamenti mancati e ritardi non giustificati, messaggi contrastanti e incomprensibili, richieste assurde e impossibili. Il tutto punteggiato da momenti di umanità e gentilezza, di risate e scambi di battute, con chi, seduta dietro alla scrivania, si trasforma da impiegata fredda e distante ad amica complice.
L’Italia degli adulti, quella che ho lasciato più di trent’anni fa, è un mondo fatto di contrasti ed estremi e anche per questo mi abbandono a questa esperienza e osservo e vivo ogni attimo con interesse.
Purtroppo alla fine di questo percorso ad ostacoli, la risposta della banca è NO.
Niente mutuo.
Sono un’italiana che vuole tornare in Italia e ha soldi da investire, voglio sostenere il mio paese che vedo precipitare, voglio essere parte della rinascita…ma la banca non capisce cosa sia un “trust” e quindi non può essere appurato se abbiamo i fondi necessari per ripagare la somma quasi irrisoria che chiediamo.
Niente mutuo.
Niente appartamento a Venezia.
Fine di un sogno ma inizio di una nuova consapevolezza e realizzazione.
Non sono pronta per essere adulta in Italia, ho voglia di godermi il mio mondo fatato ancora un po’.
Ho voglia di amare la mia Italia idealizzata, dove i rapporti umani sono genuini e profondi, dove il bello è in ogni angolo e tutto è possibile.
Un’Italia che forse non è reale ma che per me, dall’altra parte del mondo, rimane il posto migliore in cui ritornare.