Nanny state – Stato tata
Gennaio 23, 2015Quando in Australia si andava in nave – Storie di donne migranti
Maggio 27, 2015L’altro giorno, mentre scrivevo questo post e, in seguito, discutevo animatamente con il mio australian marito sull’esagerato intervento dello Stato riguardo l’uso obbligatorio dei caschi in bicicletta, dall’altra parte del mondo, la mia mamma pedalava pian piano verso casa.
La mia mamma non e’ una ciclista e usa la bici come la userei io, se non dovessi mettere il casco. Piccoli giri nel quartiere, lenti e tranquilli, una pedalata dopo l’altra senza mai cambiar marcia, pensando a cosa cucinare per cena.
Inforca la rotonda che la condurrà direttamente nel cancello di casa ma, un’autista distratta e con il sole negli occhi non si ferma a darle la precedenza e la povera mamma finisce in ospedale con trauma cranico e due costole rotte. Avesse avuto il casco se la sarebbe cavata con un paio di costole rotte e, possibilmente, meno paura.
Ebbene si, ho sbagliato. Prima di tutto ho dovuto dire a Nigel che ha ragione…i caschi sono importanti ed e’ una scelta responsabile dello stato imporli ai suoi cittadini. Mi e’ costato parecchio ma l’ho fatto! E poi ho pensato di informarvi, anche se mi costa fatica, ma penso sia giusto fare una specie di pubblica ammenda.
Nanny State? Yes, please 😉
4 Comments
🙂
A me non dispiace l’obbligo del casco. Pero’ mi dispiace troppo sentire di tua mamma. Spero che si rimetta in forma presto! Un abbraccio!
Hai ragione, Angela, il casco obbligatorio non e’ poi così male. Un abbraccio 🙂
Auguro alla tua mamma di riprendersi al più presto. Io, da ex espatriata in Germania, ho finito con l’accettare l’obbligo del casco.
Qui a Milano il problema non si è posto. Ci hanno rubato le bici il primo giorno che le abbiamo usate. La bici la ricompro appena torno a “casa”.
Un caro saluto
Grazie Monica. In effetti mi rendo conto di essere fortunata a vivere in un paese in cui le regole ci sono e vengono seguite. Rende tutto piu’ facile 🙂