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gentili con se stessi

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Essere gentili con se stessi o, come si dice in inglese, “self-compassion”, rimane una delle cose più difficili da praticare, sia per me che per molti dei miei clienti.

In momenti di grande ansia e trauma, di stress e profondo disagio tendiamo a dimenticare chi soffre di più e avrebbe bisogno di sostegno: noi stessi.

Essere gentili con se stessi vuol dire riconoscere la propria sofferenza e reagire con dolcezza, prendendosi cura della persona ferita, in questo caso noi stessi, con calore ed empatia, proprio come facciamo con le persone care intorno a noi.

Sembrerebbe la cosa più naturale del mondo, eppure per molti di noi rimane un concetto alieno che provoca, in alcuni casi, emozioni forti e contrastanti. Ci sentiamo in colpa nel riconoscere che siamo importanti, che i nostri bisogni hanno diritto di essere riconosciuti, che la nostra sofferenza è lecita.

Fortunatamente, grazie anche alla popolarità che ha acquistato la “mindfulness“, l’essere gentili con se stessi sta diventando di moda. Non tutte le mode vengono per nuocere, mi piace pensare, e in questo caso la “self-compassion” di cui si parla tanto è sicuramente una moda che, praticata regolarmente, ci aiuta a vivere una vita più ricca ed appagante.

In un mondo in cui misuriamo il nostro successo dimostrando quanto siamo felici, riconoscere che stiamo attraversando un momento di sofferenza è un primo passo arduo e doloroso che richiede coraggio e determinazione. Fare una pausa, ascoltare quello che proviamo, osservare i pensieri e le emozioni che ci provocano dolore, esaminare le sensazioni presenti dentro di noi che creano disagio è diverso da ciò a cui siamo abituati: ignorare, nascondere, spingere via tutto ciò che ci fa soffrire.

Se la vostra mente è simile alla mia, vi sarà capitato di dover far fronte ad una serie di critiche tutte rivolte al farci sentire inadeguati. Non sei abbastanza“, “devi fare di più“, “sei incompetente queste sono solo alcune delle frasi che la mia mente mi propina nei momenti in cui sono particolarmente fragile.

Ricordiamo a noi stessi che è normale e naturale avere pensieri negativi ed emozioni scomode e dolorose quando attraversiamo momenti difficili, quando commettiamo degli errori, quando ci sentiamo rifiutati o respinti e la vita non va come vorremmo. “Non è così grave“, “c’è chi sta peggio“, “smetti di lamentarti” sono pensieri comuni in queste occasioni.

Essere gentili con se stessi vuol dire riconoscere la propria fragilità e lasciare che i duri giudizi della mente vadano e vengano, osservandoli e riconoscendoli ma senza restarne intrappolati.

Infine ricordiamo che non siamo soli in questa sofferenza. “Nessuno mi capisce“, “tutti sono felici, tranne me“, “sono l’unica a sentirmi così” non lasciamo che questi pensieri ci disconnettano dagli altri, ci separino da chi ci sta intorno, rendendoci isolati nel nostro dolore. Restiamo connessi con le persone care, condividiamo le nostre emozioni e le nostre debolezze, lasciamoci ascoltare e coccolare.

Essere gentili con se stessi non è un atto di egoismo o auto indulgenza, ma uno strumento prezioso che ci aiuta a restare nel presente e ad affrontare la sofferenza che fa parte della vita.

 

 

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