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Burocrazia australiana

Town Hall - Comune

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Per parcheggiare davanti a casa ho bisogno di un permesso ma da quando ho cambiato macchina, cioe’ circa tre anni, non l’ho ancora rifatto. Oggi, dopo due multe, mi sono finalmente decisa.

Ma perche’ aspettare tre anni e due multe? Pigrizia. Non ho altra scusa.

Sono cresciuta in Italia dove le parole “burocrazia”, “comune”, “permesso” portano alla mente ore di coda in uffici surriscaldati, impiegati svogliati e strafottenti e interminabili moduli da riempire. Nonostante siano anni che non frequento uffici comunali italiani, mi capita spesso di ascoltare le lamentele di amici e parenti e mi pare di capire che le cose non siano cambiate molto.

Il mio bel Parking Permit nuovo di zecca!

Il mio bel Parking Permit nuovo di zecca!

La burocrazia australiana e’ un sogno e andare a fare un permesso di parcheggio non fa che rallegrare la tua giornata!

A mezzogiorno arrivo in comune, entro e mi trovo davanti una bella signora con i capelli rosso fuoco e una ricrescita di due dita. Mi accoglie con un sorriso smagliante e un “Hello darling!”. Ha le braccia ricoperte di tatuaggi all’henné sbiaditi e un modo di fare affabile e disinvolto. Senza accorgermene mi ritrovo a raccontargli delle mie multe e della mia pigrizia. Lei mi rassicura dicendo di non preoccuparmi, si occupera’ di tutto!

Mi chiede la prova di residenza e le passo con orgoglio la bolletta della luce. Mi sento organizzatissima! Ma quando mi chiede la prova che la macchina mi appartiene il documento che le ho portato non e’ quello giusto. La guardo delusa ma mi rendo conto dal suo sorriso che risolvera’ questo problema in quattro e quattr’otto. Sono in ottime mani, mi dico!

Mi suggerisce di andare dalla polizia, proprio dietro l’angolo, e di compilare un modulo per dichiarare che la macchina e’ mia. Due minuti dopo sono in commissariato dove un giovane poliziotto mi consegna il modulo e mi rassicura che sono abituati, non avere i documenti giusti e’ apparentemente una cosa molto comune. Non posso fare a meno di notare che ha un orologio di Topolino. Ovviamente non e’ sua intenzione essere troppo intimidatorio!

Torno all’ufficio dove dopo pochi minuti ho il mio permesso. Pago 32 dollari, “Take care, dal!” mi dice la signora. Il tutto si e’ svolto in meno di mezz’ora. Esco con un sorriso sulle labbra e la sensazione di vivere nel paese dei balocchi!

3 Comments

  1. Monica ha detto:

    Ah ah! Che risate! Mi sono identificata! Dopo tanti anni fuori dall’Italia sto rivivendo l’incubo “burocrazia” da te descritto. Infatti cerco di non fare più nulla (pigrizia) che abbia a che vedere con un ufficio pubblico. Pensa che addirittura vedere il dottore di famiglia qui a Milano è complicato.
    Ma da strana “expat in casa propria” so che l’agonia avrà un limite temporale e che la mia amata Germania con le sue procedure veloci mi aspetta tra qualche anno.
    Dopo 25 anni fuori dall’Italia ho trovato comunque un notevole miglioramento in parte per merito della tecnologia più avanzata di allora.
    Ma l’atteggiamento svogliato di quelli che ti fanno un favore (li paghiamo noi!) è rimasto e io mi sento di nuovo suddita e non cittadina. Peccato!
    Un saluto alla splendida Australia!

  2. Angela ha detto:

    Bellissimo il nuovo permesso. E sono contenta che l’esperienza sia stata cosi’ semplice! 🙂

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