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Un nome, che sarà mai!

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Trasferirsi in un paese straniero vuol dire, in molti casi, ritrovarsi con un nome che non ci appartiene.

Così io, in Australia, ho perso tutte le belle “erre” rollanti e mi sono ritrovata ad essere “Baarbraa” e in molti casi semplicemente “Barb”, con erre muta!

La mia fortuna era di avere un nome con lo spelling uguale al nome inglese e, almeno qui, il mio nome non viene storpiato.

Quando abbiamo scelto il nome per le nostre figlie per me la priorità era che avessero nomi facilmente pronunciabili, e riconoscibili, in entrambi le lingue.

La scelta è caduta su Julia e Sofia.

La decisione di avere un nome con lo spelling inglese e uno italiano, è stata presa per motivi puramente pratici!

Infatti conoscendo la poca flessibilità linguistica degli australiani, immaginavo che se la mia Julia fosse Giulia, sarebbe diventata Guilia o Gulia o chissà cos’altro. Da qui la scelta della J che, fortunatamente, i flessibilissimi italiani pronunciano correttamente 😉  

Con Sofia invece quella ph proprio non la potevo vedere e mi sono detta che il nome era facilmente pronunciabile anche in inglese. Il che è vero, ma non avevo tenuto in considerazione lo spelling!

Il fatto che anche la verace e italianissima Sophia Loren ci avesse pensato avrebbe dovuto mettermi in guardia, ma…mi sono abbandonata al cuore e la mia povera Sofia si è ritrovata ad essere Sophia in più di un’occasione.

In genere l’errore è facilmente correggibile. Abbiamo imparato a dire “Sofia, con la F” ogni volta che ci ritroviamo a dover dare il suo nome e tutto funziona a meraviglia.

Il problema rimane ancora con la famiglia di Nigel, quegli zii e i cugini che, dopo 19 anni, si ritrovano ancora a scrivere il suo nome in maniera sbagliata.

La prima cosa che ho fatto arrivata in Australia è stata imparare lo spelling dei nomi di tutta la famiglia, e vi assicuro che alcuni nomi sono alquanto complessi. Mi sembrava un atto di rispetto nei confronti di una famiglia che, con il tempo, sarebbe diventata la mia.

Saper scrivere e, possibilmente, pronunciare un nome correttamente per me è importante, rappresenta uno sforzo empatico, un dire: voglio accoglierti e capire chi sei, mi interessa il tuo nome perché mi interessi tu, ti accetto e voglio imparare qualcosa da te, cominciando dal tuo nome.

Se capisco che possa essere difficile pronunciare un nome in modo corretto nella lingua parlata, spesso in altre lingue i suoni sono complicati e insoliti e parlando è facile e comprensibile che si commettano errori, sono più intollerante per quando riguarda lo scritto.

Quando si scrive in genere si ha tempo per riflettere, per vedere la parola e accorgersi che è sbagliata e di conseguenza, correggere l’errore.

Nel caso di un nome questo diventa ancora più importante, per il fatto che il nostro nome è importante. Ci rappresenta, ci identifica, ci segue nei nostri viaggi e cambi di paese, è con noi da sempre e, anche se in generale non lo abbiamo scelto, abbiamo imparato a renderlo nostro, ci appartiene.

Praticare l’empatia linguistica per me è anche questo, mostrare agli altri che il loro nome è importante e che sono disposta ad imparare a pronunciarlo e scriverlo correttamente.

Non mi scoraggio…la mia missione è di educare l’intera famiglia prima che Sofia compia 21 anni 😉

Buona fortuna a me!

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