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La mia storia – un’expat non sempre felice!

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20 anni a Parigi

20 anni a Parigi

A 20 anni ero innamorata del mondo e dei suoi abitanti. Partii per Parigi, prima tappa di un lungo vagabondaggio e l’inizio della mia vita da expat. Vivendo alla giornata, ero completamente libera e felice.

In questo vagare senza meta approdai a Nong Khai, nel nord della Thailandia e qui incontrai Nigel, il mio futuro marito, che mi invitò ad andare a stare da lui a Londra.

Siamo insieme da quel lontano settembre 1991.

Per Nigel viaggiare ed essere lontano da casa era una parentesi, non aveva dubbi che sarebbe tornato a Melbourne, trovato lavoro, comprato una casa e fatto crescere i suoi figli nella città “più vivibile del mondo”.

Io mi sentivo cittadina del mondo, seguirlo a Melbourne faceva parte di un’altra avventura nella quale ero prontissima ad tuffarmi.

Poco prima di partire per Melbourne, però, si manifestò il mio primo attacco di panico. Un forte giramento di testa, poi un tremore in tutto il corpo, sudore freddo. Andai subito da un medico, che mi chiese se stavo per affrontare qualche cambiamento nella mia vita.

L’unico cambiamento era l’imminente viaggio in Australia, ma viaggiavo e cambiavo paese da anni, non pensavo che questo potesse causare una tale reazione.

Il medico mi fece notare come questa volta era diverso, non si trattava del mio solito vagabondare, questa nuova avventura aveva un qualcosa di permanente, di definitivo.

Un “per sempre”.

Ovviamente questa diagnosi non ebbe alcun effetto sulla mia decisione e nell’ottobre del ’92 arrivai a Melbourne.

La cosa che ricordo più chiaramente di Melbourne è che faceva freddissimo.

A Melbourne tutti pensano di vivere nel paese dell’eterna estate e solo alcuni installano un buon sistema di riscaldamento. Le case sono poco isolate, con prese d’aria ovunque e tante non hanno riscaldamento centrale.

La nostra prima casa era una di queste.

Stanze enormi, soffitti altissimi e aria fredda sotto le porte!

Ma ero certa che questo piccolo inconveniente non avrebbe turbato in nessun modo il mio soggiorno, il calore umano della famiglia e degli amici di Nigel mi sarebbe bastato e presto mi sarei sentita a casa.

Il cielo grigio di Melbourne

Il cielo grigio di Melbourne

Nella nostra strada abitava la sorella di Nigel, con marito e tre figli. La sua casa era gelida. Anche il resto della famiglia abitava nel quartiere. Anche le loro case erano fredde.

Gli amici di Nigel erano tutti uomini e nessuno aveva una ragazza.

Io avevo sempre avuto molti amici maschi, ma ora ero “la ragazza di Nigel” e sembrava non mi fosse possibile avere una relazione di amicizia con uno di loro senza che Nigel fosse presente.

Le ragazze australiane incontrate a feste e cene non mi piacevano. Subito amichevoli e poi sparivano nel nulla. Non sono mai stata invitata a casa loro ma immagino che le loro case fossero freddissime 😉

E gli attacchi di panico continuavano. Spesso dovevo lasciare luoghi affollati e correre a casa. La mia relazione con Nigel era tesa. Non avevo un visto di lavoro per cui non potevo lavorare.

Nigel invece aveva ripreso la sua vita e io mi trovato spesso sola.

Odiavo questa fredda città, questi freddi australiani ma nonostante tutto decisi di richiedere la residenza e provare.

Andai in Italia ad aspettare il visto, che arrivò dopo quattro mesi e qui cominciò un nuovo capitolo: ero residente Australiana!

Questa volta sapevo cosa mi aspettava e arrivai a Melbourne carica di negatività. Una negatività che mi portai dietro per anni e che, a volte, assorbiva tutte le mie energie.

Le cose erano molto diverse dal primo soggiorno.

Avevamo una casa in un quartiere che adoravo.

Le mie vicine di casa diventarono care amiche e non ero più cosi sola.

Per puro caso mi ritrovai insegnante di italiano, un lavoro che mi appassionava e mi dava molte soddisfazioni.

Mi creai un piccolo gruppo di amicizie italiane con cui ridere e parlare di Carosello.

Soffrivo ancora di attacchi di panico ma riuscivo a tenerli a bada piuttosto bene.

Insomma, la vita era bella ma io mi portavo dietro il mio bagaglio di negatività che ad ogni piccolo ostacolo mi ricordava che la colpa era tutta di Nigel e della sua famiglia, degli australiani, del tempo, dei trasporti pubblici, della cassiera al supermercato…

Nigel aveva tutto e io avevo lasciato tutto per lui, ogni nostra lite partiva e finiva qui.

Non riuscivo a staccarmi da questo pensiero, ero completamente bloccata.

E l'erba in Italia e' sempre più verde!

E l’erba in Italia e’ sempre più verde!

Avevamo due figlie meravigliose e tanti momenti felici, ma il blocco rimaneva e arrivammo al punto di considerare il divorzio.

Grazie ad un counsellor trovato per caso dietro consiglio di un’amica, mi si aprì un mondo. Non avevo mai considerato il mio ruolo, la mia responsabilità nelle mie scelte.

Non avevo bisogno di cambiare la mia relazione con Nigel, ma la relazione con me stessa.

Dietro suggerimento del mio counsellor mi iscrissi a un corso residenziale intensivo, durante il quale mi liberai della rabbia, del risentimento, dei sensi di colpa che per anni avevano bloccato ogni altro sentimento.

Evidentemente era giunto il momento per me di prendere controllo della mia vita e delle mie scelte.

Con questa nuova consapevolezza sono tornata all’università, dove ho completato due corsi di counselling.

Durante gli studi ho continuato a lavorare su tutti i problemi che facevano parte del mio bagaglio emotivo, i sensi di colpa per aver lasciato i miei genitori, le differenze culturali, la lontananza da luoghi ed affetti, la perdita di identità, il senso di isolamento ma soprattutto il risentimento verso Nigel.

Sono ancora qui, le case a Melbourne sono ancora fredde, ma io ho scoperto la lana neozelandese 🙂

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